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venerdì 20 marzo 2015

In fila di notte per uno stage

L'altro giorno ho conosciuto un grafico appassionato del suo lavoro. Si chiama Francessco del Zompo ha 57 anni e  una bella esperienza professionale alle spalle: ha gestito uno studio di consulenza grafica per anni, ha fondato anche una rivista d’arte e fatti culturali, che si chiama “Ut” ed è ancora attiva.  Ma a causa della crisi un anno e mezzo fa ha dovuto mettere la sua società in liquidazione. L'ho conosciuto perché era una delle persone che hanno passato la notte della festa delle donne fuori dal centro lavoro di San Benedetto del Tronto, per aggiudicarsi uno stage. In coda al freddo per ore, come hanno polemizzato politici e non su alcuni giornali locali, a causa di un bando che ha previsto un criterio di selezione cronologico. Vale a dire che, a parità di situazione Isee e di disoccupazione, ottiene il rimborso per il tirocinio chi primo arriva. Ho raccontato la sua storia sulla Nuvola.

venerdì 13 marzo 2015

Mulltitasking? No, thank you

Rispondono al telefono, controllano le mail, portano avanti il lavoro, tutto insieme (o almeno così sembra). Le aziende li amano, anzi si più. In molti posti se non sei un "multitasker" rischi di non essere nemmeno preso in considerazione. E potrebbe essere una buona notizia, visto che il genere è diffusissimo: 98 lavoratori su 100 a livello globale dichiarano di svolgere più mansioni in parallelo. E anche noi Italiani, questa volta, stiamo al passo. Anzi addirittura vantiamo un'abbondante fetta (48%) che passa dal 54 al 74% del giorno con la testa su più “cose” contemporaneamente.
Ma è proprio così bello? A vedere quello che dicono gli esperti in materia non proprio. C'è chi, ricerche scientifiche alla mano, dimostra che in realtà non si fanno più lavori insieme, ma si passa freneticamente da uno all'altro a scapito della produttività, chi sottolinea che il multitasking inibisce la capacità di concentrazione e chi addirittura arriva a dire che fa male al cervello. E poi c'è un problema di buone maniere. Parlare con qualcuno e nel frattempo mandare un sms o leggere un documento non è così educato.
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mercoledì 4 marzo 2015

E ora si insegna con i fumetti

Fumetti a scuola? Non è un’ipotesi tanto fantasiosa. I «comics» stanno entrando nelle business school e non solo. Si usano per insegnare dal management all’economia, dalla leadership al marketing passando attraverso la gestione del conflitto. Poco al di là dal confine la Grenoble Ecole ne ha provato l’efficacia su 13 middle manager di StMicroelectronics e da ottobre li utilizza regolarmente nel suo Grande ecole master program. Ma anche l'Italia è al passo. Solo per fare qualche esempio li hanno "adottati" Istud, Mip, e anche il Politecnico di Milano.
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